Il trading online esercita un fascino irresistibile sugli investitori di ogni età e livello di esperienza, presentandosi come una strada apparentemente accessibile verso il guadagno finanziario. Banner promozionali, annunci sui social network e influencer promettono il successo rapido a chiunque decida di cimentarsi in questa attività. Tuttavia, la realtà raccontata dalle statistiche ufficiali e dagli studi di settore è ben diversa: la maggioranza assoluta di chi si avvicina al trading online subisce perdite finanziarie consistenti e abbandona il mercato spesso nel giro di pochi mesi o anni.
Numeri e statistiche: quanto è difficile guadagnare davvero
L’immagine patinata del trading online si scontra con i dati forniti dai principali broker regolamentati e dagli istituti di ricerca indipendenti. A seguito delle normative europee ESMA, i broker sono oggi obbligati a fornire informazioni precise sulla percentuale di clienti che perde denaro utilizzando i loro servizi. I numeri parlano chiaro e vanno ben oltre la famosa statistica popolare secondo cui solo il 5% dei trader sarebbe effettivamente profittevole. Ad esempio, per vari broker online si registrano queste percentuali di perdite tra i clienti:
- eToro: 51% dei clienti in perdita
- AvaTrade: 78%
- Markets.com: 73%
- IQ Option: 89%
- Plus500: 79%
- Fineco: 78,7%
- XTB: 89%
Anche le statistiche sui tempi di permanenza confermano la difficoltà oggettiva nel raggiungere risultati positivi e sostenibili: quasi il 40% delle persone abbandona il trading dopo appena un mese, mentre circa l’80% esce dai mercati entro due anni dall’iscrizione. Dopo cinque anni, solo il 7% resiste, e spesso si tratta di investitori drasticamente ridotti nel numero e nell’entusiasmo iniziale.
Perché quasi tutti perdono soldi? Le cause reali del fallimento
Identificare le ragioni della generalizzata insuccesso nel trading online significa analizzare contemporaneamente fattori psicologici, errori tecnici e struttura dei mercati finanziari. Tra gli elementi più ricorrenti troviamo:
- Sottovalutazione della complessità dei mercati: Molti si avvicinano al trading convinti che basti poco studio o seguire un “metodo magico” per guadagnare. In realtà, i mercati sono sistemi complessi e in continua evoluzione dove strategie vincenti nel breve periodo possono facilmente diventare obsolete.
- Gestione emotiva inadeguata: Il trading mette a dura prova le emozioni umane, soprattutto quando si affrontano una serie di operazioni in perdita. L’avidità spinge a rischiare di più dopo una vittoria, la paura porta a chiudere in anticipo posizioni potenzialmente vincenti e la vendetta induce a operare impulsivamente dopo una perdita.
- Sovrastima delle proprie competenze: La facilità d’accesso alle piattaforme induce molti a credere di possedere conoscenze superiori alla media. Si tende, per esempio, a privilegiare titoli legati al proprio settore professionale convinti di avere informazioni privilegiate, ignorando la teoria dell’efficienza del mercato che riduce notevolmente la possibilità di ottenere vantaggi informativi reali.
- Mancanza di strategia e pianificazione: Un errore classico è quello di operare senza un piano strutturato per l’entrata, l’uscita e, soprattutto, per la gestione del rischio.
- Effetto leva finanziaria: Strumenti come i CFD permettono di muovere capitali molto superiori rispetto a quello realmente investito. Se mal gestiti, anche piccole oscillazioni negative possono azzerare velocemente il capitale.
- Commissioni e costi nascosti: Ogni operazione prevede commissioni, spread e altri costi poco visibili che, nel tempo, erodono drasticamente la redditività, soprattutto per chi fa molte operazioni di breve termine.
Il ruolo della psicologia nel trading e i bias cognitivi
La componente psicologica rappresenta una delle insidie più invisibili ma letali per chi fa trading. I bias cognitivi, ovvero errori sistematici nel ragionamento, influiscono pesantemente sulle decisioni finanziarie. Tra questi:
- Overconfidence bias: La tendenza a sopravvalutare le proprie capacità, portando a esporsi più del dovuto.
- Loss aversion: Si tende a evitare le perdite più di quanto si cerchi il guadagno. Questo porta a chiudere troppo velocemente le operazioni positive e a mantenere troppo a lungo quelle negative, sperando in una ripresa.
- Confirmation bias: Si cercano solo le informazioni che confermano le proprie idee, trascurando invece segnali contrari che potrebbero salvare dalla perdita.
Queste trappole mentali, spesso ignote ai trader senza una formazione psicologica specifica, determinano reazioni impulsive e mancanza di coerenza nel tempo, impedendo di seguire una strategia disciplinata. Inoltre, i mercati finanziari internazionali sono popolati da trading automatico ad alta frequenza e algoritmi avanzati che aumentano ulteriormente la difficoltà per l’investitore retail, rendendo il contesto competitivo ancora più selettivo.
C’è un modo per non perdere e quali sono le alternative?
Nonostante le forti probabilità di fallimento, esistono accorgimenti per limitare i danni e, nel lungo periodo, migliorare le proprie possibilità di successo:
- Educazione finanziaria: Prima ancora di aprire un conto, è fondamentale approfondire la teoria dei mercati, la gestione del rischio, l’analisi tecnica e fondamentale, oltre a familiarizzare con l’impatto dei costi e della leva finanziaria.
- Gestione del rischio: Utilizzare un approccio prudente, investendo solo una piccola parte del proprio capitale per ogni operazione ed evitando di inseguire le perdite.
- Strategie testate e realistiche: Scegliere strategie valide basate su dati storici e testarle prima in modalità demo. È importante fissare aspettative realistiche e porsi obiettivi fattibili.
- Consapevolezza e disciplina psicologica: Lavorare sulla gestione delle emozioni e formarsi sulle dinamiche psicologiche che influenzano le decisioni finanziarie.
- Diversificazione e investimento a lungo termine: Considerare alternative come ETF, fondi comuni e portafogli diversificati, che storicamente hanno dato risultati migliori per la maggioranza degli investitori rispetto al trading speculativo di breve termine.
La conclusione obbligata è che il trading online può essere praticato da chiunque, ma solo una minoranza riesce effettivamente a ottenere risultati duraturi e positivi. Il mercato è spietato con chi si illude di poter guadagnare velocemente o senza fatica: investire in formazione, disciplina e gestione del rischio non è solo una scelta saggia, ma l’unica via per non cadere tra le fila del 90% (o più) degli sconfitti.