Offrire il tè significa avere rispetto per l’ospite; onorarlo e privilegiarlo. Ne esistono svariate tipologie, dalle fragranze più delicate a quelle più forti, caratterizzate tutte da un unico fattore comune: regalare profumi, sensazioni e benessere a coloro i quali hanno la fortuna di provare questa esperienza.
Ogni tazza di tè rappresenta un viaggio immaginario in terre lontane dai sapori e dai profumi sognanti, un atto completo nella sua semplicità.
Quando si beve il tè, ci si immerge in atmosfere affascinanti e meravigliose e il resto del mondo si dissolve. Si riscalda il corpo, lo spirito ed il cuore e tutto ciò che c’è intorno passa in secondo piano. E’ un momento per noi stessi, un preziosissimo pezzetto di tempo da dedicarci e da condividere con le persone a
noi più care.
Il tè non è solo profumi, infusi, colori… è anche cultura: al Festival del Mondo 9 paesi saranno messi a confronto attraverso le caratteristiche dei loro infusi.
Il Tè è la bevanda del benvenuto in Palestina, soprattutto in inverno, stagione in cui si propone quello con la salvia, mentre in estate si preferisce utilizzare la menta.
Si chiama Maramieh, il particolare tè palestinese che ha come ingrediente principale la salvia. Diffuso in tutti i villaggi della Palestina, viene offerto spesso alle persone che visitano
questo paese oppure nelle abitazioni, ad amici e parenti. Il suo nome proviene dal racconto secondo il quale un florido cespuglio di salvia avrebbe protetto il neonato Gesù e la vergine Maria (Mariam in arabo) dai soldati romani. Inoltre, questo infuso ha delle potenti proprietà curative.
Il suo nome è Masala chai o Masala tea ed è un the speziato indiano che viene apprezzato soprattutto per il suo profumo intenso e ricco di note diverse. Spesso servito in molte sale da tè in giro per il mondo, il suo nome si può tradurre letteralmente in ‘tè con misto di spezie’ (‘masala’ è infatti un termine largamente usato nella cucina indiana proprio per indicare una
mistura di spezie varie). La sua ricetta originale consiste nel far bollire le spezie per alcuni minuti, in modo che rilascino il loro aroma; quindi si toglie l’acqua dal fuoco e si aggiunge il the nero, che va lasciato in infusione pochissimi minuti. Tradizionalmente il masala chai è servito con il latte, ma se si preferisce si può gustare anche da solo, magari dolcificato con un cucchiaino di miele o di zucchero di canna.
Secondo la tradizione, la storia del masala chai inizia migliaia di anni fa, in un’antica corte reale. Alcune leggende dicono che sia stato creato 9000 anni fa, mentre altri riportano la datazione di 5000 anni fa. L’origine è incerta: potrebbe essere attribuita all’attuale India oppure alla Thailandia, comunque, si dice che un re abbia voluto creare questa bevanda come una sorta di infuso ayurvedico vivificante e depurativo.
Il tè classico del Tibet è il tè al burro di yak, chiamato bò cha, una bevanda molto lontana dal classico tè orientale. Il bò cha, o tè tibetano, consiste in un miscuglio di foglie di tè con burro di yak, sale, latte e bicarbonato, il tutto mescolato in un cilindro di legno. Diffuso nell’India Himalayana nella regione del Ladakh, nel Nepal a tradizione buddhista, in Bhutan e in Tibet,
questo tipo di tè è molto amato dalla gente del posto, che ama rimanere mattinate o pomeriggi interi in una casa da tè e trascorrere il tempo in conversazione, degustando tazze di bollente tè tibetano una dopo l’altra, questo perchè la popolazione del Tibet si rese conto del beneficio che porta questa bevanda e quindi si convinsero che la carenza dell’assunzione scarsa di frutta e verdura potesse essere compensata con l’assunzione del tè. Berlo, quindi, divenne una parte indispensabile della vita quotidiana dei tibetani e si sviluppò come costume tipico della cultura tibetana e dei popoli a tradizione buddhista tibetana.
Una leggenda narra che nel 641 d.C. la principessa cinese Wencheng lasciò la sua terra d’origine, la Cina, per viaggiare verso il Tibet e sposare Songtsen Gampo, il trentatreesimo re della dinastia di Yarlung del Tibet. Questo matrimonio misto ebbe anche risvolti politici: la fine del conflitto tra due regimi e un aumento degli scambi culturali tra gli Han (ovvero i cinesi) e i tibetani. Come risultato, molte usanze Han hanno cominciato a mettere radici nella vita quotidiana dei tibetani.
Simbolo di cordialità e ospitalità, da metà Ottocento il tè verde alla menta è la bevanda nazionale marocchina. Chiamato anche whisky berbero, il suo sapore rinfrescante e le sue proprietà digestive e tonificanti lo rendono la bevanda più diffusa del Paese. Il tè verde venne introdotto in Marocco a metà Ottocento dagli Inglesi che cercavano nuovi sbocchi commerciali in seguito alla chiusura dei porti del Baltico durante la guerra in Crimea, che lasciò i mercanti con un eccesso di tè cinese. Ben presto, i marocchini si accorsero che mescolare il tè verde con la menta diminuiva il sapore amarognolo, senza intaccarne il gusto.
Da allora il tè verde alla menta viene preparato dal padrone di casa o, in sua assenza, da sua moglie o dalla persona più anziana della famiglia.
Per quanto riguarda la cerimonia di preparazione, consiste nel portare su un vassoio al cospetto dell’ospite il bollitore con l’acqua, il tè verde e lo zucchero a zollette, insieme ad un mazzetto di menta fresca. Il procedimento comincia con il versare una piccola quantità di acqua bollente sul tè per poi muovere la teiera con gesti circolari per far gonfiare il tè e pulirlo dalle impurità. Si elimina, poi, l’acqua in un bicchiere e si aggiunge la menta fresca e lo zucchero nella teiera insieme ad altra acqua bollente e la si rimette sul fuoco per pochi minuti. Si serve versandolo dall’alto in piccoli bicchieri di vetro decorati con un getto allungato che permette l’areazione del liquido e la sua ossigenazione.
Anche in Vietnam, la bevanda tradizionale è il tè. In questo Paese, Il tè viene consumato in maniera diversa a seconda delle classi sociali: da tanti anni, il tè è la bevanda preferita dei contadini, sia per la sua capacità dissetante,sia per la sua capacità di dare energia al corpo dopo una giornata faticosa di lavoro sui campi. Nel contempo, il consumo del tè è diventato anche di moda presso gli intellettuali, che si organizzavano per incontrarsi e degustarlo insieme. Attualmente, queste differenze sono state quasi del tutto eliminare, il tè viene
consumato da tutti e servito in ogni tipo di bar.
Nel libro “An Nam chí lược” (I brevi ricordi di An Nam) si riporta che in An Nam (il vecchio nome del Vietnam) il tè fu uno degli omaggi al governo feudale cinese nel 975 (Tran Ngoc Them, 2005). Il legame che esiste tra la cultura vietnamita e il tè è particolarmente stretto. Il Vietnam è un paese tradizionalmente consumatore di tè e, di conseguenza, viene apprezzato in ogni angolo del paese.
Il tradizionale tè salato di origine mongola, ovvero il Suutei tsai, è conosciuto non solo in Asia, ma anche in diverse parti del mondo. Letteralmente, Suutei tsai vuol dire “tè con latte”, proprio perché il latte costituisce l’ingrediente principale di questa caratteristica bevanda, grazie alla sua importanza storica:
da sempre, infatti, i mongoli erano abituati a bere il latte durante tutti i loro pasti al posto dell’acqua, poiché questa la ritenevano sacra e, dunque, da preservare. Altri ingredienti sono il tè nero, il sale ed il burro. Questa bevanda, che trova difficile diffusione in Occidente a causa del suo sapore alternativo, è invece un rituale di cui in Asia non si può assolutamente fare a meno e che spesso vede anche come accompagnamento un piatto pieno di snack, che contribuisce a manifestare tutta l’ospitalità di questo popolo nei confronti degli ospiti.
In Thailandia la cultura delle bevande è molto forte e, sicuramente, il Cha Yen fa parte della loro tradizione. La particolarità del Cha Yen è quella di essere un tè ghiacciato a base di latte e zucchero. Per rendere il sapore ancora più gradevole, sono stati aggiunti alcuni ingredienti come acqua di fiori d’arancio e semi schiacciati di tamarindo. Nei ristoranti thailandesi è servito in un bicchiere alto, ma al momento della vendita da bancarelle e di mercato in Thailandia, può essere versato sopra il ghiaccio tritato in un sacchetto di plastica, e si consumerà con una cannuccia.
Non si sono assaggiati tutti i tipi di tè verde se non si è provato il Matcha, il tè specificamente impiegato nella cerimonia del tè giapponese.Il tè Matcha è un tè verde ridotto in polvere molto sottile, che deve essere sbattuto nell’acqua calda con un frullino di bambù per creare un’emulsione dal colore verde chiaro. Questa colorazione è legata al metodo di coltivazione, il kabuse, per cui la pianta viene coperta durante la crescita, in modo da rimanere in penombra, sviluppando così un colore acceso ed un gusto dolce e particolare. Ricco di
antiossidanti, polifenoli, calcio, potassio, clorofilla, proteine e vitamine, previene l’invecchiamento, è un disintossicante naturale, fortifica il sistema immunitario e prevenire gli effetti dannosi dei raggi ultravioletti. Per via delle sue numerose proprietà benefiche, viene usato anche dai monaci tibetani per mantenersi in vigore durante le lunghe ore di meditazione.
La preparazione di un caffè in Turchia è qualcosa che somiglia molto ad una magia. Un rito antico, incantevole come l’Oriente. Il caffè turco è molto più di una semplice bevanda perché incarna pienamente lo spirito della cultura da cui proviene. Un vero e proprio tesoro, dichiarato ufficialmente Patrimonio Immateriale dell’Umanità dall’UNESCO. In lingua turca si chiama Türk Kahvesi, ha una ricca tradizione ed una preparazione molto particolare, e dà
una serie di benefici che lo rendono davvero prezioso. Per prepararlo viene usato il Cezve, detto anche Ibrik, un particolare bricco di ottone o rame con un collo stretto e un manico lungo, usato per bollire l’acqua e la polvere di caffè. Questo viene immerso in un particolare tipo di sabbia rovente, che, in pochissimo tempo, darà vita ad un caffè schiumoso e profumato fino ai bordi.
Il caffè turco, oltre ad essere un concentrato di delizia, è anche una bevanda molto energetica, in quanto la “cottura” nella sabbia consente una maggiore estrazione di caffeina.
Non a caso, si narra che il primo caffè turco sia stato preparato addirittura da Allah e offerto al profeta Maometto dall’Arcangelo Gabriele, per infondergli la giusta carica per sconfiggere ben 40 cavalieri!